il Grande libro del tennis italiano

Tennis World Corsi


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Description

L’opera di Paolo Caldarera ripercorre 100 anni del nostro tennis, raccontando con precisione e delicatezza fatti noti (i trionfi di Pietrangeli, Panatta e Schiavone) e meno noti (storia della FIT, la prima Italia in Fed Cup, gli Assoluti). Oltre 300 pagine con ottima impaginazione e una raccolta fotografica di altissimo livello

Non c’è futuro senza passato, si sa. Il detto vale anche per il tennis, dunque non si può che accogliere con favore un’opera come quella di Paolo Caldarera: “Il Grande Libro del Tennis Italiano" (310 pagine, Acco Editore). Se dopo aver letto il sottotitolo “Cento anni di tennis italiano” pensate a una noiosa pappardella, vi sbagliate di grosso. Il libro di Caldarera, un passato in FIT e oggi tra gli addetti stampa del CONI, viene incontro alle esigenze di tutti. Chi ama la storia, sia antica che recente; chi è a caccia di informazioni inedite o difficili da reperire; chi ama una buona scrittura; chi ama le belle foto. Perché in 300 pagine dal formato orizzontale si trova veramente di tutto, a partire da una prefazione di Rino Tommasi, che ha voluto realizzarla ancor prima di leggere il libro. Tommasi conosce bene Caldarera, avendolo avuto come redattore a “Tennis Club”, rivista da lui diretta negli anni 70, tanto da definirlo: “Una ditta seria alla quale si può concedere fiducia”.

 

 

FIT, campioni e Coppa Davis

Ma di cosa parla “Il Grande Libro del Tennis Italiano”? Diviso in otto capitoli più una breve appendice, ripercorre in modo attento ma delicato i 100 anni di storia del nostro tennis, anche se in realtà sono molti di più. Come ricorda lo stesso Caldarera, il tennis è planato nel Belpaese nel 1878, l’anno dopo la prima edizione di Wimbledon, quando Sir Henry Lowe fece costruire i primi campi a Bordighera. Per avere una struttura istituzionale, tuttavia, si è dovuto aspettare fino al 1910, quando Giovanni Cosimo Cini e Piero Antinori fondarono la Federazione Italiana Tennis. Ed è proprio la FIT, o meglio la sua storia, la protagonista del primo capitolo. Caldarera ripercorre 100 anni di politiche federali, da Beppe Croce a Giorgio De Stefani, passando per un interessante racconto del ventennio di Paolo Galgani fino a giungere ai giorni nostri. Esaurita la parte “politica”, c’è una splendida carrellata dei migliori tennisti italiani del secolo. Due pagine per ciascuno, con le doverose eccezioni per Nicola Pietrangeli (sei pagine per lui), Adriano Panatta, Corrado Barazzutti e Paolo Bertolucci (quattro). Si parte con il Barone Uberto De Morpurgo e si arriva a Filippo Volandri e Potito Starace, passando per personaggi noti e meno noti. Dopo i campioni tricolori si passa alla storia della nostra nazionale in Coppa Davis, partita nel 1922 con una sconfitta per 4-1 contro gli inglesi. C’è la narrazione di tante avventure, con gli ovvi punti salienti delle due finali targate Pietrangeli e Sirola (quella del 1961 viene definita “Vittoria Morale”) e dei magici anni 70, con la maglietta rossa di Panatta e il trionfo di Santiago del Cile, le altre tre sfortunate finali e l’infelice parentesi ungherese del 1978

 

La Fed Cup e gli Internazionali d’Italia
Il libro prosegue con la storia dell’Italia in Fed Cup, capitolo obbligato dopo le ultime imprese delle nostre giocatrici e racchiuso in 10 pagine contro le 80 dedicate alla Coppa Davis. Ma sono pagine interessanti perché tirano fuori delle storie passate ingiustamente nel dimenticatoio perché nei suoi primi 30-35 anni di vita (è nata nel 1963) la Fed Cup non è riuscita a scrollarsi di dosso l’etichetta di manifestazione di Serie B. Invece è giusto ricordare giocatrici generose come Daniela Marzano, Manuela Zoni e Sabina Simmonds, nonché menzionare la partita della vita di Sandra Cecchini, che proprio nell’allora “Federation Cup” battè nientemeno che Chris Evert. Parlando di tennis italiano, non si può non ricordare la storia degli Internazionali d’Italia, nati a Milano nel 1930 per volontà del Conte Alberto Bonacossa e trasferitosi a Roma, al “Foro Mussolini” (oggi Foro Italico) nel 1935. Grande interesse per gli anni 60, vissuti nel segno di Nicola Pietrangeli, e per il decennio successivoo, il più florido in assoluto nella storia del nostro tennis

 

Assoluti, campionesse e circoli storici
Dopo una breve parentesi dedicata ai Campionati Assoluti, aboliti nel 2005 ma ormai privi di significato da almeno 30 anni, è la volta di una carrellata delle migliori giocatrici italiane. Impossibile dimenticare Lucia Valerio, Lea Pericoli e Raffaella Reggi, ma l’unica ad avere l’onore di quattro pagine tutte per sé è Francesca Schiavone. L’ultima parte del libro è dedicata ai grandi circoli italiani, quelli che hanno fatto la storia del nostro sport. Si parte con i leggendari TC Milano “Alberto Bonacossa” e TC Parioli, senza dimenticare piazze importanti come Genova (rappresentata dal Park e dal Tennis Club), Firenze, Napoli, Palermo, Bari e Torino. Ogni club è raccontato con cura giornalistica e statistica, tanto che per ciascuno è menzionato l’albo d’oro.


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